LIRICHE E PENSIERI di Cisco Claudio

 

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CLAUDIO CISCO


“LIRICHE”


Proprietà letteraria riservata
by Claudio Cisco
deposito S. I. A. E. n. 0603779

SENSAZIONI

SENSAZIONI

E’ tutta avvolta
nel mistero e nella meraviglia
questa vita mia,
con genuino e infantile stupore
della natura
osservo ogni manifestazione
fino ad esserne rapito.
Con sensibilissima attenzione,
nel silenzio,
ascolto
le voci,
i suoni
anche i più tenui,
delle piccole cose
intorno a me.
Affascinato e curioso,
percepisco
la suggestione,
la religiosità,
il mistero
nascosti in esse.
Ai miei occhi
non appaiono
sempre traducibili e afferrabili
ma sciogliendosi in musica,
in sospiro,
mi riempiono
ugualmente
l’animo d’immenso.

 

 

FOLGORI

foto da inserire accanto alla poesia LA LUCE DEL COSMO

Ci sono macchie scure, zone d’ombra che anziché scacciare ho alimentato,

Che non riesco ad estirpare mai dal mio io: frutti cattivi d’un albero buono,

Enigmi interiori della mia mente, sempre invasa da concupiscenti tentazioni demoniache,

Carnali follie indecifrabili radicate in me sin dalla nascita:

Perdonami mamma!

Se non son riuscito ad essere ciò che volevi,

Per non aver saputo vivere una vita normale: una falsa libertà mi rendeva schiavo.

Ora che tu non sei più capisco che l’unica ragione della tua vita ero io

Le tue parole scuotono la mia anima

Come folgori nella notte, ho sfigurato la bellezza dell’anima scandalizzando i miei occhi;

Rimane il rimpianto di non averti ascoltata e il doloroso esame d’un passato ingolfato di sbagli.

Ma vi è un’unica grande consolazione dopo la tua morte, segno di vittoria:

L’imbattibile tempio di Satana fatto di lussuriose immagini oscene,

Eretto in segreto a casa mia, ora brucia nel fuoco, umiliato ed impotente,

Ridotto in cenere, trasformato in sporcizia e spazzatura.

Quel maledetto perverso gene ereditato da mio padre,

È ancora presente in me,

Ma la potenza di Dio lo ha reso innocuo ed inefficace

Trasformandolo, dopo un lungo e progressivo periodo di purificazione nel mio spirito,

In in uno strumento di gloria per questa vita e per quella eterna.

Casa mia, prima piena zeppo di figure oscene,

Ora, completamente ripulita, è ricca di angeli ed immagini sacre,

Diventata un luogo di preghiera per gli altri e per me stesso

Da solo e in comunione con i fratelli

Mettendo a disposizione di tutti

Il dono carismatico che il Padre Celeste mi ha dato

 

 

PRIMO AMORE

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Un’ondata improvvisa di luminosi ricordi
sommerge per un attimo i duri scogli della mia realtà
e la schiuma che ritorna al mare
lascia un immenso prato verde
ricamato morbidamente dalle esili mani della primavera.
E in quel giardino, d’incanto, sbocciarono fiori di mille colori
e ali dorate di farfalle.
Lì v’era un bimbo che inseguiva felice il volo d’un aquilone
ed una bambina che sfogliava dolcemente i petali d’una margherita.
Era bello correre insieme a lei mano nella mano
tra le spighe di grano più alte di noi
e l’azzurro del cielo che sembrava così vicino, non finire mai
saltellare a gara con i cerbiatti
e seduti in riva al ruscello
gettare ramoscelli sull’acqua per vederli galleggiare dolcemente
e all’imbrunire, sudati e sporchi di terra,
scappare sul colle più alto
ed osservare il volo libero di stormi di gabbiani su oceani limpidi
aspettare in silenzio l’arrivo dell’arcobaleno con i suoi mille colori.
E lì: “io ti voglio bene anche se non so baciare” le dissi
col cuore che batteva forte come un uragano,
lei sorrise, mi baciò la guancia
e sbocciava così il mio primo amore
mentre una cicogna volteggiava in festa per me.
Ed ora, proprio in quest’istante mentre ti bacio amore mio,
io rivivo l’emozione d’allora
la stessa gioia ti giuro, lo stesso candore,
e quanti ricordi ancora vorrei rivivere con te
non più da bambino ma da uomo ormai.
Quante piccole emozioni nascoste in fondo al mio cuore
vorrei regalarti!
quanti segreti avrei da svelarti!
ma tu, tu non capiresti mai
perchè non so capirmi neanch’io
e non so come mai sta con un ragazzo come me
che ha ancora quei prati vergini nell’anima
che resta sempre solo anche se tu sei qui vicino a me
pronta ad amarmi, che buffo!
Ti prego non dirmi che sono un bambino
anche se non so far l’amore
anche se il mio mondo è ingenuo.
Tu mi sorridi e sfiorandomi la mano mi dici:
“non esiste al mondo ragazzo migliore di te”.
Amore mio,
io ti amo per non sentirmi solo,
per sorridere e volar via,
per vincere la paura che c’è in me,
per fermare la mia giovinezza che va via.
Amore mio,
è così naturale essere felici
come mai la gente non lo sa,
non mi crede!

 

IN SILENZIO

ALBA

Io e te,
mano nella mano,
camminiamo verso il sole
guardandoci in silenzio.
Le nostre orme
sono raggi di luce,
nel loro chiarore, riflesso
osservo il tuo viso
dolcissimo
che m’incanta,
in silenzio.
Siamo solo noi due,
creati l’uno per l’altra,
rapiti da questo sole immenso.
Un amore senza fine,
grande più di noi,
ci trascina via lontano
e tu esisti ormai dentro di me
ti sento in ogni parte del corpo,
tu sei l’aria che sto respirando,
sei la mia stella che brilla nel cielo.
Vicinissimi,
avvolti dal calore,
noi ci amiamo
sfiorandoci in silenzio.
Siamo in viaggio da qui all’eternità,
eroi di un sogno in questo breve vivere,
non svegliamoci mai!
ed ora in quest’istante magico,
tu ed io siamo un solo essere
non so più dove finisci tu e comincio io,
dove si dilegua il sogno e appare la realtà.
Ora tutto acquista un senso
e finalmente scopriamo insieme
che c’è qualcosa di noi,
un motivo per vivere.
Non siamo più soli,
finchè mi starai vicina
saprai tutto di me,
avrai il meglio di me stesso
e tu con me sarai sincera.
Stringimi la mano più forte,
sei l’unico scudo tra me e il mondo,
ho bisogno di te per non morire.

 

BELLA MESSINA

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Come chiave d’oro che apre al paradiso,
Messina spalanca la porta alla Sicilia perla incantevole.
Bella Messina
che si lascia corteggiare da due mari,
contemplata dall’alto dalle sue montagne,
sempre spettinata dal vento,
bagnata dal mare ed asciugata dal sole,
Messina presa per mano dalla Madonna.
Bella Messina
quando dondola dolcemente le navi del suo porto,
quando incoraggia e protegge il sudato lavoro dei suoi pescatori,
quando saluta piangendo ma aspetta con ansia
il ritorno d’un suo figliolo che s’allontana senza lavoro,
quando nelle sue ville accompagna il lento andare d’un vecchio,
guarda commossa gl’innamorati delle sue panchine,
gioca trasformata in bambina con i suoi piccoli.
Bella Messina
quando si tinge di giallorosso dietro la sua squadra,
quando si pavoneggia per accogliere i forestieri,
quando tutta parata si trucca con i colori della Vara

ed il mito dei Giganti,

divertente e scapestrata come il suo dialetto.
Messina lunga donna dagli esili fianchi
con gli occhi blu come il suo mare
ed i capelli d’oro come il sole delle sue spiagge,
baciata sulla superficie del mare da mille gabbiani,
che col suo stretto maliziosamente s’avvicina senza lasciarsi toccare,
Messina che all’alba apre gli occhi sul mare
e di notte s’addormenta sotto un lenzuolo di mille luci.
Messina solare dalle ali libere verso l’orizzonte
con gli occhi luminosi mai annebbiati,
sposa d’un clima ch’è armonia in ogni stagione,
Messina che con frutti e fiori profuma di primavera.
Bella Messina
defunta ma risorta dopo il 1908,
Messina che vuole andare avanti, che non vuol morire più
vestita ormai di abiti sempre più moderni.
Bella la mia Messina
è la mia terra, la mia città
qui sto bene, sono felice,
ogni sua strada, ogni sua via
è casa mia, il mio giardino.
In lei sono nato
ed in lei voglio morire.

 


AQUILA DALLE GRANDI ALI

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Salti per il mondo,
e in cima
in un attimo ti ritrovi,
da quell’altezza
sei tu la padrona,
niente potrà più fermarti.
Aquila dalle grandi ali
ti stagli di profilo,
i tuoi occhi
puntano la preda.
Cosa ricordi di te stessa?
forse il fiore che ti generò,
il respiro del fuoco,
l’aria aperta.
A chi somiglia?
della natura sei complice
bocca bellissima.
Non avrò timori,
il sentiero è dritto
e la ghiaia è bianca.
L’erba che raccoglierai
sul ciglio ti basterà,
e gli anni futuri
ti vedranno fiera
in cima alla montagna.
Ed io saprò dove cercarti:
nel tuo nido.

 

 


LA FINE DELLA CICOGNA

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Un serpente velenoso
s’insinua vischioso nel mio giardino d’infanzia,
due mani sporche di fango,
maliziosamente,
rubano al mio impubere corpo
l’innocenza.
Sui miei occhi appena aperti
calano inesorabili ombre
senza più luce.
I sorrisi ingenui delle fate
divengono
tentacoli della paura.
Muore sbocciando
quel fiore reciso
che non crescerà più.
Mi hanno ucciso la cicogna
e con lei anche Gesù Bambino.

 

 


IO L’HO VISTA

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Io l’ho vista
quand’ero ancora adolescente
e mi sentivo solo,
in un freddo pomeriggio d’inverno
nel silenzio
in quella grotta buia coperta da fronde.
L’ho vista
nella sua nudità d’angelo
librarsi in volo con le sue ali dorate,
mi ha parlato
con la sua voce dolce e suadente.
L’ho vista, lo giuro!
anche se nessuno mi vuol credere,
mi ha detto di non svelare il suo segreto
che da allora è anche il mio.
Nella notte delle stelle cadenti
sono tornato nel punto dove mi è apparsa
ma non ho veduto più nulla
silenzio assoluto anche del vento,
ma una luce brillante si è accesa
subito dopo che sono andato via.

 

 


L’ANGELO NERO

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L ‘angelo nero è tornato
a bussare alla mia porta.
E’ entrato
senza che me ne accorgessi.
Nel silenzio assoluto
dei suoi passi inesistenti,
mi avvolge nel suo manto
fatto di fumo e di tenebre.
Muta creatura
della notte più buia,
mi hai preso
senza che un lamento
venisse fuori dalle mie labbra gelide,
bianche come la cera.
Ora sono anch’io una creatura della notte,
una sorta di vampiro
assetato di via, assuefatto di morte,
faccio parte del tuo mondo allucinante.
Voglio solo fuggire via nell’oscurità,
spiegare le mie ali di pipistrello
e volare lontano
nella notte che adesso sento d’amare.
Fuori il fiume sta scorrendo,
dentro il fuoco non si spegne
mai un momento,
ed io come ti sento, io ti sento!
E tu angelo nero,
ormai vivi nell’oscurità della mia anima
come una candela accesa
che va spegnendosi lentamente
ma che non si consuma.

 


IL TUO ANGELO BAMBINO

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In segreto,
un amore
ti dorme accanto,
muto ed invisibile,
ha soltanto occhi per guardarti
e mani che non possono stringerti.
Della sua malinconia
non ti accorgi,
quando lo guardi
e non lo vedi,
quando lo accarezzi
e non lo senti.
Come un fantasmino
si aggira per la stanza,
urla a volte
per destarti dal sonno
ma invano
e poi di nuovo tace
vinto dalla tua indifferenza
più solo e più piccolo di prima.

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DOLCISSIMA STELLINA

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Dolcissima Stellina,
timida come un pallido sole dietro le nuvole,
tenera come un piccolo usignolo addormentato sul nido,
dal sorriso luminoso e fresco come stilla di rugiada
tu sei per me il sogno d’una notte incantata,
l’effimera illusione d’un amore irrealizzabile.
Sei in questo mio vivere terribilmente oscuro
come una luce fioca
che da lontano cresce…cresce…fino ad abbagliarmi l’anima
col tuo modo di muoverti sublime come ali di cigno
e la tua voce melodiosa come cori di augelli.
Lacrime lucenti di gioia
brillano adesso nei miei occhi.
In un attimo
tu hai riempito di bello il mio cuore,
dipinto di sogno la realtà
ed io non vorrei mai più svegliarmi
da questo momento magico.
Sembra quasi d’averti già conosciuta
tanto tempo fa in qualche sogno lontano chissà dove!
e se guardo attentamente nel fondo dei tuoi occhi
scopro in essi l’infinito vibrare
e tu ed io uniti che voliamo via sempre più su senza limiti
dileguandoci come due gabbiani liberi verso l’orizzonte.
Restano ammutolite nel mio silenzio magico
mille parole, mille sensazioni che sento ma non riesco ad esprimerti.
Non so come spiegartelo

ma avverto dentro, qualcosa d’indefinibile mai provata prima

meravigliosamente reale al tempo stesso:

un bene prezioso e profondo sommerso in me stesso
come il rosso corallo negli abissi del mare.
Da una vita sono in cerca di te
ma tu sei più di quanto aspettassi.
Dolcissima Stellina,
abbi cura di te!
ti auguro di non cambiare
resta quel germoglio che sei adesso.
Non gettare al vento il fiore della tua giovinezza,
non smarrire col tempo la purezza dei tuoi sguardi,
l’armonia d’ogni tuo gesto
perchè solo tu riesci a sorridermi con gli occhi
hai in te qualcosa in più che appartiene solo agli angeli:
che ne sarà mai del tuo viso innocente e pulito
quando, domani, cadranno le lacrime degli anni?
e quel giorno, ora tanto lontano, ti ricorderai di me?
Addio mia dolcissima Stellina!
avrei voluto darti molto di più
tornando adolescente insieme con te nel tuo mondo
ma sono dai tuoi anni
ormai disperatamente lontano.
Ti lascio in questa poesia
il mio ricordo di ragazzo solo come te
ed ogni volta che la leggerai, d’incanto
non esisteranno più barriere nè distanze tra noi due,
io, di colpo, rinascerò in te
e tu, specchiata nella mia anima
sarai qui vicino a me.

 

 

OSSESSIONE PER UNA NINFETTA

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(Dal libro Lolita di V. Nabokov)

Spiccava col suo giovane corpo e l’aria da bambina tra la gente ignara
quel piccolo micidiale demonietto,
inconsapevole anche lei del proprio fantastico potere.
Mi guardò col suo visino indecifrabile di ragazzina tredicenne
come se mi avesse letto il desiderio negli occhi
fino ad intuirne la profondità
e nel preciso momento in cui i nostri occhi s’incrociarono,
tra di noi si stabilì subito un’intesa
capace di annullare in quell’attimo qualunque barriera
ed io non avrei potuto abbassare gli occhi
neanche se fosse stata in gioco la mia vita.
La sfiorai ma senza osare toccarla,
respirai intensamente quella sua delicata fragranza
che sapeva di borotalco
e da quel punto così vicino eppure disperatamente lontano
ebbi per la prima volta la consapevolezza,
chiara come quella di dover morire,
di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto o potuto immaginare
e di voler essere il primo ad assaporare quel piacere proibito
che soltanto la mia giovanissima dea dell’amore
avrebbe saputo offrirmi
in un paradiso illuminato dai bagliori dell’inferno.
Un uomo normale,
forse per vergogna o sensi di colpa,
scaccerebbe via dalla propria mente simili pensieri.
Bisogna essere artisti,
eterni bambini sempre in volo senza logica nè equilibrio
folli di malinconia e di disperazione
di solitudine e di tenerezza
per lasciarsi totalmente trasportare e tormentare
dalla magica ossessione per quella ninfetta.

 

 

 

ERA UN GIOCO

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Le rincorse sui prati
quell’acchiapparci
per finire lottando fra l’erba
…era un gioco.
Era un gioco
il mio corpo sul tuo
e trattenerti vinta per terra,
posarti la testa sul seno
aspettando che il respiro
tornasse leggero
…era un gioco.
Era un gioco
la prigionia contro i sassi
del muretto tra i rovi,
il tuo viso offerto nel sole
la dolce schermaglia dei fianchi
…era un gioco.
Ma quel gesto in più
la mia incontrollata reazione,
la follia che ci prese
e che ci sconvolse la vita,
era un gioco dal quale
non abbiamo più fatto ritorno.

 

 

NOSTALGIA

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Le inquietudini del mio primo bacio
e poi le affascinanti scoperte intime
i primi turbamenti
quei peccati d’una età che non torna più,
scomparsa per sempre.
E tu sorellina timida timida
ed io fratellino impacciato e buffo,
tra sguardi e silenzi
ci spiavamo dentro l’anima
imparavamo ad amare.
Provo con la fantasia a tornare bambino
insieme con te nella poesia di quel nostro magico mondo.
Cerco invano di ricreare quegl’innocenti momenti intensi
mi ritrovo il fantasma d’un uomo già inesorabilmente invecchiato.
Quelle due giovani creature
ora son come cristalli di ghiaccio d’un viso d’inverno.
Quell’antica primavera
è ormai neve e gelo.

 


CREATURE SAFFICHE

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Svelatemi
o Numi del cielo
o amabile Venere
o chiunque abbia creato l’Eros,
svelatemi vi scongiuro
l’arcano mistero di costoro:
son giovanissime dee puttane
o dolci figlie di Saffo?
Ninfette in amore,
amabili creature saffiche
con i loro giovani corpi nudi
attorcigliati e avvinghiati uno sull’altro
fino a formarne uno solo.
Anima nell’anima,
respiro nel respiro,
fiamme di paradiso.
Acerbi potentissimi sensi
scambiatevi lancinanti effusioni,
esplodete di malizia e innocenza.
Brividi, sussulti e fremiti
son lugubri rintocchi di messa funebre,
orgasmi, orgasmi e orgasmi
rosari sussurrati nel silenzio della chiesa.
Grazie potente Zeus!
Grazie divinità tutte dell’Olimpo!
per avermi donato occhi
che possono ammirare
così celestiale visione.
Perdonami Dio della bontà e della purezza!
ma io non so rinunciare
alla tentazione di quei corpi.

 

 

NISIDA

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Sconosciuta Nisida, sacerdotessa del male

misteriosa, imprendibile, diabolicamente angelica

dimmi ti prego: chi sei?

Fai parte del mio mondo mortale

o ti ha partorito la mia immaginazione?

Sei una creatura di carne e ossa

oppure un’entità figlia di magia e misteri?

Ogni notte ed alla stessa ora

puntuale mi rapisci col tuo campo magnetico

invisibile alone che dà piacere e uccide

e mi traforma in alieno uguale a te

estrema lotta fra carne e spirito

drammatico calvario di orgasmi e morte.

Ti scongiuro Nisida

svelami il tuo complicatissimo enigma

e rivelami se è donna o fantasma

colei che di notte fa l’amore con me.

Amabile folle creatura

da quale mondo vieni?

che poteri hai?

che specie di demone sei?

Non ho paura di te, sai

ma le conseguenze di questa tua presenza in me

non sono in grado di controllarle.

Io so da sempre

di non essere normale

legato da un cordone ombelicale alla solitudine

perso nei labirinti dell’angoscia

sospeso tra le forze del bene e quelle del male

aggrappato solo all’arte ed alla sua creatività.

Ma tu inafferrabile Nisida

sei una lama affondata nella mia carne

una voce lunare che mi guida la mente

ed hai disintegrato ogni equilibrio

ormai sono folle più dei folli.

E’ tempo di portarmi con te, seducente Nisida

questo mondo non è più per me

la mia anima è troppo inquieta e gitana per rimanere ancora,

ho conosciuto solo tenebre

ora voglio entrare nella luce.

 

 

 

IL SILENZIO NEL SILENZIO

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Erba appena bagnata sulla livida terra,

 

odore di pioggia da poco caduta

 

trasporta nell’aria bollicine di sogni

 

in questo autunno che scorre lento…

 

Silenti alberi ammutoliti e spogliati

 

attendono stanchi giovani foglie,

 

con la nuova stagione arriveranno

 

in questo autunno che respira lento…

 

Un colore giallognolo suggestivo e irreale

 

avvolge ogni cosa di magico incanto,

 

sfumature di anime invocano il sole

 

in questo autunno che sbadiglia lento…

 

Piante e animali stanno dormendo,

 

la natura è un fantasma che si aggira ramingo,

 

persino le pietre chiudono gli occhi arrossati

 

in questo autunno che dorme lento…

 

Non si avvertono rumori, non si odono lamenti

 

non c’è più linfa, è sottratta ogni energia

 

domina il nulla immobile e statico

 

in questo autunno che tace lento…

 

Una coltre di nebbia come una nuvola

 

disegna il paesaggio di malinconica assenza,

 

una sottile tristezza scende sul cuore

 

in questo autunno che muore lento…

 

E in questo bosco solitario e sperduto

 

dove anche il vento non ha la forza di soffiare,

 

io perdo me stesso ed i miei pensieri

 

e nel silenzio io rimango in silenzio.

 

 

 

 

MADAME CLELIA

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Un’emozione forte
si fa strada nei miei pensieri,
lenta scende come un’ombra
nella mia realtà ormai stanca
e tra la fantasia e l’età
mi trascina via con sè
in un tempo ormai lontano.
Mi rivedo di colpo lì
a spiarti dietro la finestra
di quella tua tenebrosa casa antica.
Sui miei undici anni appena compiuti
cadeva già il primo velo di follia,
e che sussulti, che tremiti segreti
in quelle mie inquiete notti di fanciullo
quando impaurito e rannicchiato
mi nascondevo sotto le coperte,
la mia prima masturbazione
la conobbi proprio allora
e fu per te.
Madame Clelia!
eri grande, troppo grande
forse vecchia per i miei occhi e per il mio corpo.
Avevi perso il marito,
ti avevano abbandonato i figli,
io come un giocattolo, un barboncino
ero tutto quello che ti rimaneva
nella tua vita mai vissuta
sempre attesa mai avverata.
Ancor adesso,
a distanza di tanti anni,
non so cosa volessi tu da me
nè cosa avrei potuto darti io,
ma ti giuro Madame Clelia
tu sei stata per me una regina
ti vedevo danzare nei miei sogni di bambino.
Mi chiedo come mai
così bella dentro
nessuno all’infuori di me
ti aveva vista mai.

 

 

 

 

NICO

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Nico!
Ti ricordo ancora
avevi dodici anni, la mia stessa età
solo qualche giorno in meno.
Nico!
Sei nella memoria coi tuoi occhi scuri
una bocca grande ma con pochi denti
ti facevo il verso
non te la prendevi.
Nico!
Eri sempre con le brache corte
e le gambe viola
per il grande freddo.
Nico!
Ma com’eri buffo
con quel cappellino con il paraorecchie
una grossa sciarpa fatta da tua mamma
come ci tenevi.
Nico!
Il compito in classe
lo copiavi sempre da me
eri furbo
non so come facevi.
Nico!
Insieme sulle piante
a buttar giù palle di neve
alle barbagianne, le ragazzine con gli occhiali
quelle proprio racchie.
Nico!
Non ti ricordi le mele
rubate insieme e mangiate di nascosto
in quel mercato rionale?
E le domeniche d’agosto?
correvamo per le strade deserte
c’eravamo solo noi
chissà cosa volevamo dalla nostra vita!
Nico!
Eri il mio migliore amico
un giorno mi dicesti:
“se fossi nato femmina ti amerei”.
Quel giorno al doposcuola
ci presero un pò in giro
avevano scoperto
i nostri giochi strani.
Non mi vergognavo
di volerti bene,
di prenderti per mano,
di regalarti il mio affetto,
quello che riuscivo a darti,
quello che potevo darti.
Nico!
Ma tu adesso cosa fai?
chissà se ti sei sposato,
se hai dei figli,
se pensi ancora a noi.
Com’era bello uscire da scuola!
e col sole o con la neve
tornare a casa
insieme.
Nico!

 

 

 

TRISTEZZA

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Tristezza di cose perdute
di voci, di grida, d’amore
è struggente la pena che sento
come una lama mi trafigge il cuore.
Addio nidiata di bimbi!
è tanto quel che mi rimane di voi
siete riusciti a far sparire il dolore
per sempre compagno di vita.
Sorridevo felice all’innocenza
di nascosto, nel silenzio, tra le ombre
in segreto e in perfetta armonia
entravate uno dopo l’altro in me.
M’illudo di avervi vicino
vedo i vostri corpi e li tocco, li sento
immagino che siate con me
nel pensiero più dolce ch’esista.
Ripiomba di colpo ogni cosa
in grembo all’eterno destino,
i vostri visi risplendono come dolci memorie
e poi muoiono con un tremulo brillio.

 

 

 

 

SENTIRE GESU’ NEL CUORE

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Oggi ho capito
una cosa molto importante
che soltanto chi sente veramente Gesù nel cuore
può comprendere:
la vita è meravigliosa,
è un dono bellissimo
che ci è stato regalato con amore
e per questo va vissuta con gioia ed entusiasmo
fino in fondo.
E se spesso accadono cose brutte e tristi,
non è perchè siamo sfortunati
o perchè il male regna sovrano,
oppure perchè siamo stati abbandonati al nostro destino,
c’è invece un qualcosa di bellissimo
celato dietro quel male,
come un meraviglioso e definitivo riscatto futuro
che noi per adesso con gli occhi mortali e terreni
non possiamo neanche concepire o immaginare.
Per questo io ho fatto la scelta più importante
della mia tormentata e solitaria esistenza:
“ho messo la mia vita nelle mani di Gesù Cristo”
e per la prima volta in vita mia
scrivo di Gesù e per Gesù.

 

 

GESU’ IO TI AMO

Gesù!
io ti sento vicino, molto vicino
fin quasi a sfiorarti.
Per troppo tempo non ti ho creduto
e ho vissuto come se tu non esistessi,
perso in strade buie senza sbocchi.
Tutte le porte mi parevano chiuse,
ero preda di ansia e tristezza
immerso in una solitudine senza fine.
Sopravvivevo ossessionato ed atterrito
dall’idea d’invecchiare e morire,
schiavo della lussuria e della pornografia
non capendo che la carne è morte e lo spirito è vita,
il male aveva inquinato persino i miei scritti.
Oggi tutto è cambiato come per magia
da quando finalmente aprendo il mio cuore
io ti ho accettato con fede nella mia vita.
Ogni cosa mi appare nuova e bellissima
vedo tutto ciò che c’è dentro e fuori di me
con occhi totalmente diversi.
Hai riempito la mia anima d’una purezza fortissima
come se in un momento avessi cancellato tutti i miei peccati
purificandomi come un bambino, ero caduto e mi hai rialzato.
Ora amo te Gesù, gli altri e la vita
ho smesso di chiudermi vigliaccamente
ma sento forte il bisogno di aprirmi all’universo che mi circonda.
Vorrei tanto fare del bene, aiutare e trasmettere al mio prossimo
questa gioia che provo dentro
e che vorrei condividere con tutti.
C’è una nuova luce che brilla nei miei occhi
e l’ispirazione poetica è cresciuta diventando positiva e bellissima
mentre prima scrivevo dolore e autodistruzione.
Ho compreso che senza di te
c’è il vuoto e regna la paura,
nulla ha senso o valore e si è vulnerabili e infinitamente deboli.
Tutte le porte si aprono da sole.
Piccoli grandi prodigi
mi sorprendono giorno per giorno
rinnovandomi continuamente e progressivamente.
Ed io non posso più tornare indietro
ora che ho sperimentato
l’importanza della tua presenza nella mia vita.
Da ora in poi griderò al mondo intero:
Gesù io ti amo con tutto il mio cuore  più della mia stessa vita
e ti adorerò per sempre.
Perchè con te vicino
nientre potrà più abbattermi
o farmi del male.
Solo luce e amore
tu hai riservato
per me!
Leggendo la tua parola,
nelle profondità del mio spirito,
una capacità di penetrazione talmente forte
vivifica.

 

 LA SPIRITUALITA’

Esiste da sempre e per sempre in noi,
in fondo alla nostra anima,
qualcosa indefinibile
ma estremamente preziosa e vitale
capace di renderci immortali,
invincibili,
simili a Dio,
e che non può essere in nessun modo
annullata o distrutta.
Questo meraviglioso dono
che ci è stato regalato con amore
è la nostra spiritualità.
Immersi nel fango dell’errore e della disperazione
o sprofondati nel mare dei nostri guai,
essa ci trascinerà con se’ sconfiggendo la morte,
risorgeremo dalle macerie
con una straordinaria forza di vita e d’amore
sollevandoci fin lassù
perchè noi siamo nati per vincere.

 

 

LA MIA MENTE

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Silenzi e vuoti intorno a me
quiete assoluta nella mia stanza
sguardo assente, occhi chiusi
la mia mente mi porta lontano fuori da qui
mi trascina via con sè e nessuno se ne accorge,
prende il largo sulle acque,
attraversa un fiume tranquillo
che cancella i ricordi
e li fa scivolare via.
La mia mente
è volo di idee
ragnatele di ragionamenti
archivio di esperienze rimosse
cassetti colmi di dubbi incessanti.
La mia mente
è follia pura
immaturità e saggezza insieme,
è un gigantesco pallone
che vaga rimbalzando continuamente
da un soffice sogno all’altro.
La mia mente
è finto silenzio
fantasie strane
vertigini e vortici di pensieri
spinta per vivere.
Crea una tempesta
non dorme la notte
incubi che si accavallano
sogni che nascono e rimangono sospesi
paure e solitudini senza fine.
La mia mente
è invasa di ricordi che si susseguono
notizie divorate
date, sentenze, nomi, schede ormai ingiallite
profumi di opere buone
domande senza risposte
amori cancellati e poi riscritti
sì che diventano no.
La mia mente
è un insieme di cose da dimenticare
una cantina di occasioni perdute
di progetti mai portati a termine
di ricordi nostalgici.
La mia mente
silenziosa corre, vola, sfugge
anela, brama di sapere.
Va via col vento, più su delle nuvole
sopra gli oceani
sorvola spazi infiniti
raggiunge nuovi orizzonti.
La mia mente
mi convince
ha sempre la meglio
detta le sue leggi
ed io non posso sfuggirle,
la seguirò perchè lei vuole così.
La mia mente
mi fa impazzire
mi fa venir voglia di scoppiare
mi lascia i segni di chi ha vissuto un’eternità.
Uccidimi il cuore!
la mia mente mi resterà ancora intatta.
Legami con una catena fortissima!
lei mi slegherà,
forse neanche la morte fisica
potrà riuscire a fermarla.
Ti prego mente mia
portami con te lontanissimo
nei grandi campi di neve dove il sole non c’è
nei deserti sabbiosi senza confini
nelle praterie immense
nei mari in tempesta
nelle cime vertiginosamente alte
nelle strade vuote senza fine
che portano al nirvana e all’estasi.
Portami o mente mia
attraverso paesaggi sfocati e laghi annebbiati,
le mie vene saranno fiumi tra le rocce
le mie mani pallidi monti nella notte
il mio sangue torrente rosso più del fuoco.
Solo con te sulla scia delle ninfe
tra cascate argentate, ghiacciai sterminati
i miei pensieri frustati dal vento
scatenati e prendi,
prendi tutto di me!

STORIA D’UN VECCHIO EREMITA

Vivo quassù tra le montagne
rifugiandomi nel mio nido silenzioso
in un lungo e solitario esilio.
Ho abbandonato il mondo col suo grigiore
per osservare felice i colori dell’arcobaleno
ed ogni volta scoppio a piangere di gioia
mentre la mia anima si purifica nella luce del sole.on ho incubi che mi svegliano di soprassalto
non vedo più quei mille volti della gente pronti a sommergermi,
è lo sguardo magico della natura che m’incanta
e mi protegge nel buio
come una madre schiude le ali sul suo piccolo.
La scala dei miei giorni
di gradino in gradino sta salendo sin lassù,
per questo veglio paziente ogni alba che nasce
così giorno dopo giorno m’avvicino al cielo
e non ho paura di volare via nell’ora del tramonto,
so che rinascerò in primavera
per non essere mai più solo,
la morte mi aprirà le porte alla vita eterna
e gli occhi della natura
che sono stati la luce della mia terrena esistenza,
diverranno gli occhi di Dio lassù.
Attendo la pace della sera per addormentarmi in un lungo sonno,
stelle d’argento e cori di uccelli
porteranno lontano oltre le montagne l’eco della mia solitudine
ed i miei sogni fragili saranno foglie verdi d’un albero solitario
che la collera del vento non potrà mai spazzare.
Un freddo e misterioso inverno
busserai alla mia porta frustata solo dal vento
e addentrandoti nel mio nido
troverai quel panno che mi asciugava il sudore
il bastone che aggrappava la mia fatica
una candela che non si consuma.
E quando sarai al sicuro
rivivrai i ricordi di quello che sono stato
ammirerai la statua di quello che sono adesso.
In un angolo buio
impolverato da tele
scoprirai il mio diario segreto,
frammenti d’una vita mai vissuta
povera fuori, ricca dentro.
Non bruciarlo ma fanne tesoro!
è la memoria che infrange i secoli
e vince il silenzio dell’universo, il buio della morte.

 

 

IN SIMBIOSI CON L’UNIVERSO

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E’ solo mio questo improvviso aprirmi
e rivedere in un attimo tutta la mia vita
e poi simultaneamente
allargare le braccia all’universo che mi circonda
e respirare a pieni polmoni
come volessi trasportarlo in me
per sentirmi parte di esso.
E poi ancora rivedere con gli occhi della memoria,
lontanissimo come da un cannocchiale rovesciato,
me stesso bambino
e paragonarlo alla luna
distante anch’essa mille anni luce da me.
E continuare a rivivere nei ricordi
la spensieratezza della giovinezza
e nello stesso istante
dirigere lo sguardo verso l’azzurro del cielo,
ammirare spazi infiniti
nuvole bianchissime come zucchero filato.
Ridiscendere poi negli anfratti della mia memoria
e riscoprire la ragazza
che ho baciato e amato per la prima volta,
e confrontare la luce limpida dei suoi occhi
con quella delle stelle
o semplicemente della stella cometa.
Ricordare infine i dolci versi
scritti in tenerissima età
nella mia prima poesia,
immaginando di trovarmi
tra fiorellini di campo di vario colore
solleticati dolcemente da un leggero venticello,
mentre uccellini nel nido assieme alla loro madre
e tanti piccoli animaletti festanti
tutti insieme,
cantano la loro canzone alla primavera.
Capisco proprio in questi dolci momenti
di non essere solo
malgrado il tempo che passa
malgrado non abbia una compagna.
Intorno a me
vedo tutto un mondo magico
che pullula d’amore.
C’è tanta musica nell’aria che respiro
ed ora finalmente anch’io posso sentirla
e lasciarla entrare nel mio cuore.
Sono in simbiosi con l’universo.

 

 

EROS E MORTE

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Eros e morte

camminano insieme,

l’uno a fianco dell’altro,

dall’origine dell’universo

sino all’eternità.

Non può esistere il sesso

senza l’incombente presenza della morte,

e non si può morire per sempre

se non si sparge prima su questa terra il seme dell’amore.

Ogni essere umano comincia a morire

da quando un orgasmo lo genera,

e conserva nella memoria d’una lapide

parte di quell’amore che non separa la vita dalla morte.

Non c’è maga Circe capace di convincere Ulisse

col dono dell’immortalità,

e non esiste spada di Damocle sul punto di crollare

che spaventi l’uomo

perchè quest’ultimo, bramoso d’avere tutto e subito,

ostinato e vanitoso,

innamorato di quel breve soffio che è la vita,

è pronto a sfidare persino gli dei primeggiando

pur di amare e morire,

respirando fino all’ultimo alito di vita,

sfruttando anche l’ultima goccia di sangue che arrivi al cuore.

Dinanzi a tanta meravigliosa presunzione di vitalità

anche l’Onnipotente resterebbe senza parole.

 

 

LA BAMBOLA GONFIABILE

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Per quante notti

ti ho tenuta stretta a me, mio pneumatico amore

sotto le lenzuola come una vera amante!

Ti ho baciata, accarezzata, posseduta

quanto liquido seminale ho versato su di te

e quante dolci parole d’amore ti ho sussurrate.

Eri giovane in viso con trecce infantili

seducenti le tue forme

ti mostravi sempre pronta e disponibile.

Oggi rido di te

dell’assurdità di averti comprata

e tenuta nel letto con me per così tanto tempo.

È stata solamente follia

o la mia solitudine forse è la chiave d’ogni risposta

ma non c’è nulla di logico in questa pazzia che è la vita.

È la mente umana

specie la mia nella propria lucida follia

ad esser così ammirevolmente imprevedibile.

 

 

MADRE E FIGLIO

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Perchè sei così sporco, figlio mio?

sembri il figlio di nessuno!

Ho fatto l’amore per la prima volta, madre!

con una grande signora.

Perchè l’hai fatto, figlio mio?

c’è il tempo giusto per ogni cosa.

Volevo farlo, madre!

non volevo avere rimpianti.

Ma sei impazzito, figlio mio!

hai imboccato una strada sbagliata.

Forse sto sbagliando, madre!

ma abbiamo sentito di farlo sulla terra e nel fango.

Tu hai perso il senno della ragione, figlio mio!

non ascolti più neanche tua madre.

Io ti voglio ancora bene, madre!

ma oggi ho scoperto di avere un’altra madre:

è questa terra che stringo nelle mani,

e l’aria che sto respirando,

e la natura, il mondo, l’universo

e tutto ciò che mi sta intorno.

E quando mi sentirò triste e solo,

mi arrotolerò con gioia nel fango,

soffierò felice sulla polvere delle mie mani,

bacerò i fiori dei campi

e mi laverò la faccia con l’acqua dei ruscelli.

Non ti capisco e non ti riconosco più, figlio mio!

ma come parli?

Io invece ora mi conosco bene, madre!

parlo col linguaggio dell’amore!

E darei tutto quel che ho

pur di trasmetterti la felicità che ho dentro.

 

 

ALTRE LIRICHE

 

AL DI LA’ DELLA SIEPE

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Odore di foglie di menta

bagnate in una notte estiva

circondate dalle lucciole

nel giardino della mia infanzia.

Ascolto,

a testa in giù come un acrobata,

l’eco delle tue parole

incontrare i miei pensieri,

sottile momento di comunione

al di là della siepe.

 


STELLA DEL MATTINO

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Bentornata stella del mattino

ancora dai miei occhi sgorga pianto:

che giorno è questo in cui tu dormi ignara,

mentre io già veglio sui miei fantasmi antichi?

Ti sveglierà l’odore del bosco

e il lento dischiudersi di altri baci.

Avrai suoni e colori anche per oggi.

Io, soltanto la tristezza.

 

 

L’ARMONIA DEL CREATO

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Da ogni notte buia
rinasce sempre il sole
così come dal bruco
fuoriesce ogni volta una crisalide.
E fra una stella lassù
ed una lucciola quaggiù
nessuna distanza, la stessa luce.
Tra Dio e l’ultimo insetto creato
nessuna differenza,
la stessa perfezione e l’identico amore.
Ogni cuore  che palpita,
anche il più piccolo che esista nell’universo,
è un battito di vita e d’amore.
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È una piccola bellezza la sua
in tutti i sensi,
con quelle gambette ancor deboli.
Venuto alla luce da una settimana,
ha sempre un’aria incuriosita
per tutto ciò che di nuovo gli sta intorno.
È completamente nero come la notte,
con soltanto un piccolo raggio di luce sulla fronte;
fa tenerezza con quel corpicino che appena nato muove i primi passi.
Non so… ma questa piccola creatura
possiede una bellezza estranea a questo mondo, una novità
due occhietti dolci che osservandoli ti fanno innamorare di lui.
Ora, disteso fissa il vuoto
chissà a cosa pensa!
le sue orecchie attente aspettano qualcosa di curioso.
Appena la sua mamma si muove
lui la segue come se avesse paura di rimanere da solo,
in questo mondo che sente ancora straniero.
Con quelle lunghe gambette e tutto il suo corpicino
scoprirà pian piano la vita
e non sarà più un gioco.
E chissà,
forse un giorno sarà libero di correre lungo i campi
da solo con la sua raggiante bellezza.

 

 


ISTANTE ETERNO

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Mi svegli di soprassalto,
la notte è carica di misteriosi segreti.
Esco dalla mia morbida tana
ed inseguo una fata irrequieta.
Mi conduce lì,
in luoghi soavi ed incantati.
Boschi incontaminati, fiumi e laghi scintillanti
profumi nascosti eppur quasi reali.
Lì incontro gli elfi, mitiche originali creature
e anche gnomi, folletti, e tanti strani esseri sconosciuti alla realtà.
Rimango a braccia aperte sotto cascate d’acqua cristallina
poi volo libero tra vulcani e nuvole.
Guardo affascinato ma non domando nulla
non oso chiedere dove sono.
So soltanto che è stato un istante eterno,
spazzato via troppo in fretta dalla bufera della vita.

 


OCCHI DI GATTA

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Occhi oblunghi d’ambra e smeraldo
percorsi dai sentieri dell’eden.
Oasi sconfinati di terre e fuoco
solcati dai fiumi dell’anima.
Mondi lontani d’amore e odio
abitati da abissi profondi.
Occhi di gatta
inafferrabile enigma.

 

 

 

LA LUNA DI PETER PAN

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Sentirsi eterni adolescenti
o addirittura curiosi bambini
alla meravigliosa scoperta del mondo.
Presi per mano dalla fantasia,
sospesi fra le nuvole
tra favole ed eroi,
viviamo nella città dei sogni.
In fondo
siamo creature talmente vulnerabili e fragili
che finiscono per provare realmente
i sentimenti e le emozioni che immaginano.
E rifiutare di crescere,
fuggire dalle proprie responsabilità,
annullare la vecchiaia e cancellare la morte.
Tutto è ingenuità,
disarmante stupore,
poetica avventura,
tenerissima immaturità.
Avere per amici solamente
gli artisti,
gli uccelli,
gli acrobati,
gli angeli
e tutti coloro i quali
con i piedi per terra
un senso non hanno.
Viaggiare con la mente,
leggeri come piume
che non atterrano neanche senza vento,
col dono dell’immunità’
verso i problemi pratici quotidiani,
incontaminati dalla crudeltà del materialismo.
Noi siamo Peter Pan,
affetti da una sindrome cronica
che non si potrà mai curare
e che si nutre ogni giorno
di nuovi colori, nuove sensazioni,
abbiamo la luna sempre negli occhi
siam pronti a raggiungerla in ogni magico istante.
Siam veramente malati e patologici?
o forse siamo solo
più fortunati di altri,
capaci di essere noi stessi.
Credo che siamo davvero vicini a Dio
e veniamo da un mondo
che sta al di là.

 

IL VOLTO INQUIETANTE DEL MIO MALE

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Vorrei svegliarmi da quest’incubo,

gettami acqua fresca in viso,

il ghiaccio mi assale,

scaldo le mani con un po’ di fiato.

Cerco in me una via d’uscita

ma non esiste fuga,

non c’è posto per nascondersi,

proteggermi non puoi.

Diverso da ogni altro,

nella terra di nessuno,

tutto intorno tace

in un silenzio irreale.

Guido senza meta,

faccio sesso senza amore,

riflesso in uno specchio

c’è un fantasma al posto mio.

E non trovo le parole

per spiegare ciò che ho,

ogni cosa intorno a me

appare sadica e crudele.

È inutile sforzarsi

di essere normale,

non posso fingere a me stesso

proprio non funziona mai.

Trascinato dentro un labirinto enorme

vedo stanze tutte uguali;

in ognuna di esse

mi attraggono piaceri sempre nuovi.

Sembrano dirmi:

“Entra da noi, esaudiremo qualunque desiderio

non importa che sia proibito

vedrai sarà bellissimo”.

Sbagliare è facile

se non sai più chi sei,

non ho saputo dire no,

mi sono perso in un vicolo cieco.

La strada ammaliante del piacere

mi viene incontro senza ostacoli,

preda inerme della concupiscenza

tocco il fondo pensando di raggiungere la cima.

Sono schiavo del mio istinto,

intrappolato nella mia angoscia,

c’è un’ombra che mi insegue,

dovunque vado non mi lascia mai.

In una danza infernale,

senza fermarsi mai,

girano intorno a me

fantasmi ed incubi.

Voglio scoprire la tua origine,

combattere ed annientare le tue tentazioni,

fino a giungere faccia a faccia

con il volto più inquietante del mio male.

Sì, scaverò nei miei profondi abissi

tirerò fuori il demone a cui appartengo,

a costo d’impazzire,

giuro io mi libererò.

La mia anima smarrita

ora sprofonda dove non c’è luce,

nuda nuota sott’acqua,

non riemerge più.

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PROSTITUTA SCONOSCIUTA

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Ti vedo tutte le sere al solito posto sopra gli sterili binari d’un tram. Se hai freddo strofini le mani per scaldarti, se non passano macchine continui a guardarti intorno. Gli stivali neri di cuoio sempre gli stessi, la borsetta a volte rossa altre nera, la minigonna, il solito trucco vistoso: questa sera però mi sembri più bella! sexy più che mai. Chissà se sei sola nella vita
o se qualcuno ti ama! Chissà perchè lo fai! Forse avrai un romanzo dentro da raccontare, testimonianza di un’esistenza non bella come avrebbe dovuto essere. Vorrei poterti aiutare, amarti, stare un pò con te! per la prima volta ti vedo con occhi diversi, non mi interessa affatto il sesso. Non ho mai avuto il coraggio di avvicinarmi a te, mi blocco ogni volta che provo, mi sembri quasi irraggiungibile ma poi per dirti cosa? In fondo ho paura di fare tutto. Ti scongiuro, fuggi con me prostituta sconosciuta! Ricominciamo insieme una nuova vita, non consumarti più così! ti stai buttando via da sola! continui a farti del male
. Ti desiderano tutti ma quando torni a casa, non ti rimane niente. Ma ora basta: devi cambiare la tua vita, è tempo di riscossa.

Non riesco nemmeno a terminare questi pensieri che ti vedo salire già su una macchina sportiva. Addio mia prostituta sconosciuta! sicuramente domani verrò ancora a vederti e a tenerti compagnia in segreto e a distanza, forse mi sono innamorato di te o forse abbiamo qualcosa in comune che ci unisce: siamo entrambi soli, che il Signore ci aiuti!

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R I S U S C I T A M I

Maestro, ho tanto bisogno di un miracolo

trasforma la mia vita e tutto in me

da tempo non vedo più la luce

hanno spento già la mia gioia di vivere

umiliato la mia speranza,

vedo i miei sogni cancellati tristemente

lacrime di solitudine bagnare i miei occhi.

Maestro, non ho altro che io possa fare

solo tu hai tutto il potere,

sono seppellito come Lazzaro in questo sepolcro di disperazione

c’è un macigno che Satana ha messo davanti.

Maestro, chiama il mio nome ti prego

ascolterò con fede inginocchiato la tua voce

rimuovi la pietra delle mie paure e chiamami ad uscire

fai rivivere i miei sogni: liberami!

Sospinto dalla fede che c’è in te

sicuro d’una vittoria che tu solo dai

risuscitami.

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P  E  N  S  I  E  R  I

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“RIFLESSIONI”

A dispetto del tempo che inesorabile scivola sui miei anni, son rimasto quel bambino sperduto di ieri con lo stesso terrore di crescere, solo ed incompreso tra mille paure. Ho ancora voglia di sognare, illudermi, fantasticare. Vorrei rifugiarmi in un mondo solo mio, ricco di colori e d’ingenuità, dove poter finalmente tornare bambino senza crescere più, allontanando le terribili ombre della solitudine, della vecchiaia, della morte stessa, ma è un mondo fragile spezzato crudelmente dalla nuda realtà. Così, ogni volta che provo a volare in alto, una forza sconosciuta ed impietosa, mi taglia le ali ed io precipito giù più triste che mai, come un gabbiano che non vola più, mentre le mie lacrime, quelle stesse che percorrevan lente il mio viso pulito di bambino, continuano a non sapere quel che loro stesse vogliono e a non trovare quel fazzoletto che le possa asciugare per sempre. In esse, vedo riflessi i miei sogni, li vedo morire uno dopo l’altro sciogliendosi come gocce di pioggia disposte in fila, sospese alla ringhiera.

Continuo ad osservare con occhi limpidi e stranieri, l’immenso mare della vita ma è sempre inutile sforzarsi nel tentativo d’immergersi. Vedo lontano quel veliero che da piccolo chiamavo col nome di speranza e che non è partito mai. Eppure m’accorgo che dentro e fuori di me, v’è ancora tutto da scoprire e da imparare. Sento in me una grande energia vitale, creativa ed artistica. C’è in me una sensibilità profondissima, spaventosamente grande a confronto del mio fragilissimo essere che più s’ingrandisce e più resta isolata, soffocata dentro come un vulcano che dorme. Vorrebbe esplodere e sommergermi come un fiume in piena ma non può farlo, come una bottiglia smossa dalla quale non è possibile togliere il tappo. Forse sono troppo diverso da tutti perché possa essere capito, o forse è solo colpa mia se non riesco a esternare quello che ho dentro. Comincio a credere di essere un folle, quasi un alieno, così almeno mi creo un alibi per giustificare questo mio giovane vivere, terribilmente e prematuramente invecchiato.

Ho un disperato bisogno di vita, di giovinezza, di entusiasmo, d’amore. Con chi potrò aprirmi manifestando come sono dentro? Chi potrà veramente capirmi? Vorrei trovarti e finalmente gridarti con tutto il fiato che ho: “Ispirami, sconvolgimi, amami”. E intanto cresce il terrore d’invecchiare e il desiderio di morire ancor prima di vedere il mio corpo mortificarsi con le prime rughe. Non potrei mai sopportare il tremendo contrasto tra l’immortalità del mio spirito che, nonostante tutto sembra che esista, e la debolezza del mio corpo in declino. Sono sicuro che dentro, resterò sempre un bambino mai cresciuto anche se avrò i capelli bianchi e conserverò intatta nelle pupille degli occhi, la stessa luce ch’emanavo da piccolo. Amo troppo la giovinezza e non posso fare a meno di sognare per potermene fare una ragione sulla vecchiaia che è uno stato del tutto naturale e, di conseguenza, accettarla con rassegnazione o addirittura giustificarla. Per me la vecchiaia resta il più grave e doloroso castigo che la natura scagli contro gli uomini. È più malvagia e terrificante persino della morte. Eppure devo ammettere che la mia solitudine e la mia tristezza, sono nate con me, le ho conosciute da giovane, almeno in questo, la vecchiaia non c’entra. Estraniato da sempre dalla vita, non avendo niente ed essendo di nessuno, ho scoperto man mano me stesso. La mia solitudine è simile ad un messaggio chiuso in una bottiglia e gettato in mare. Forse un giorno, quando non ci sarò più, leggendo queste mie accorate riflessioni, mi capirai e, scoprendo che valevo qualcosa, piangerai per me.

 

“SOLO NEL BUIO”

È notte fonda ed io sono ancora sveglio con lo sguardo assente nella mia camera silenziosa, unica mia compagna, testimone di tanta solitudine. Senza chiudere occhio, penso a tutto e a niente. I vecchi soliti dubbi mi si accavallano in mente: come posso dormirci sopra? Sì, lo so! Fermarsi qui a pensare non si può, farla finita neanche. È solo mia la tristezza, la fine. Non ho più la forza di lottare ormai. Un altro inverno è in me, non devo crollare proprio adesso buttandomi via, devo trovare il coraggio di andare avanti da solo: Dove siete amici miei che avevo? Anche tu mi hai detto infine addio voltandomi le spalle, non sono più niente per nessuno ormai. Mi guardo intorno e vedo solo il vuoto. Grida la voce del mio cuore, spenta dal dolore che nessuno ascolta più. Vorrei non essere mai nato, chiudere gli occhi e scomparire in un attimo. Non so che sarà di me, sono confuso, disorientato, mentre gli anni passano veloci. Fuori è buio ed io tremo, comincio ad aver paura. Mi rigiro nel letto, grido nel sonno, ho incubi, sto male, piango e non ce la faccio più. Ho vissuto una vita che non è mai stata vita.

Dove fuggire un’altra volta? Come placare questa mia ansia fortissima? Ormai le ho già provate tutte, ogni tipo d’evasione, non è servito a niente! Ora mi ritrovo solo, nel buio, con i fantasmi della notte che m’inseguono molto più di prima. Sono nato solo. E solo morirò.

“LA MIA ESISTENZA SOLITARIA”

La mia vita è una strana vita, solitaria, incomprensibile, senza senso. Continue rievocazioni della mia adolescenza, sogni irrealizzabili, emozioni intensissime, una impressionante anche per me creatività che mi spinge a scrivere sempre, e poi amori platonici ed immaginari verso ragazze giovanissime, forse per illudermi pateticamente di ringiovanire. Chimere di eternità le mie, che non hanno nessun riscontro pratico destinate a morire e a dissolversi nel nulla. Su tutto questo sfacelo regna sovrana la signora Solitudine, è sempre e solo lei a starmi accanto fedele, fino ad incitarmi a dialogare con me stesso, parlando naturalmente e tranquillamente da solo, io con me stesso e nessun altro, in fondo sto bene col mio io e mi amo, forse questo è anche un bene che mi permette di tirare avanti senza deprimermi. Non ho una compagna che mi ami e mi dia calore dormendo al mio fianco, non ho figli da educare e crescere, né soldi per campare, niente lavoro per realizzarmi e rendermi utile, nemmeno amici per scambiare quattro chiacchiere, niente di tutto questo: sono il chiaro esempio di come non si dovrebbe mai vivere. Sono anche ossessionato dal continuo timore d’invecchiare e di morire o di essere preda di malattie corporali e questa specie di nevrosi mi perseguita da sempre, giorno per giorno, ora per ora, attimo per attimo. Temo la vecchiaia e la morte perché paradossalmente amo fortemente la vita anche se nella maggior parte dei miei scritti, trasmetto tristezza. Possiedo però una grande virtù che non tutti hanno la fortuna di avere: sono tremendamente sincero nell’arte come nella vita. Le ragioni di questo mio non fare, sono da ricercarsi nel fatto che mi son convinto ormai da tempo che non vale la pena impegnarsi nella vita pratica di tutti i giorni perché la morte arriverà prima o poi per tutti e saremo costretti ad abbandonare ogni cosa di questa terra quindi non ha senso impegnarsi in nulla di materiale, e mi ritorna in mente a tal proposito la famosa frase “gli ultimi saranno i primi” ed io mi sento orientato proprio verso gli ultimi della scala sociale, mai verso coloro che osservano dall’alto. Lo so, davanti ai tuoi occhi, caro lettore che mi leggi in questo momento, sembrerò pazzo, tanto da aver bisogno di mille psicologi ma ti prego rifletti per un attimo prima di giudicarmi e almeno sforzati di comprendermi. Durante questa mia assurda e solitaria esistenza non ho costruito proprio nulla di pratico e nulla ho intenzione di creare per il mio futuro. Preferisco rimanere immerso fino al collo in questo personalissimo mare di inguaribile monotonia e piattezza con una sola ma importante novità: sto cercando Dio con tutto me stesso, forse per riempire quell’enorme vuoto che ho dentro, chiedendo a Lui e solo a Lui tutto quell’amore che ho sempre cercato e non ho mai avuto. Non so spiegare nemmeno a me stesso il perché debba vivere così, forse è stata una mia libera scelta in sintonia con la mia anima inquieta e tormentata, o forse i continui e micidiali attacchi d’ansia sempre presenti sin da piccolo in me, hanno inevitabilmente condizionato tutta la mia esistenza, rendendomi totalmente schiavo di paure ed inibizioni. Ma non ho alibi adesso e non cerco giustificazioni di nessun tipo, sono così e basta e forse, paradossalmente e consapevole di una lucida follia, sono anche felice e orgoglioso di esserlo. Io sono questo, sono fatto così ormai e non mi piango addosso ma, al contrario, mi accetto e mi amo per quello che sono. Ho però dentro di me quell’inquietudine, quell’eterna immotivata per certi versi insoddisfazione che sarebbe giusto chiamare angoscia, che mi rende scrittore, artista, creativo e senza la quale non potrei mai esserlo.
Non so se sono davvero un poeta nonostante abbia scritto un’infinità di versi ma non m’importa affatto di saperlo, lo sento dentro di me e non devo dimostrare a nessuno di esserlo. L’unica cosa che so di certo è che scrivere mi fa sentire veramente bene, mi trasporta in alto, liberandomi dall’ansia e dalla materialità di questo mondo. È difficile spiegare, anche per me che mi reputo uno scrittore, quello che provo nell’intimo tutte le volte che ho una penna in mano: è una sensazione di forza, potenza, libertà, eternità mischiate tutte insieme e mi lascio trascinare via dalle parole che scrivo e che mi sommergono come un fiume in piena, incontrollabile, inarrestabile che vuole straripare. Credo che solo quando scrivo riesco ad essere veramente realizzato: sono me stesso, libero!

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VIAGGIO NELL’ANIMO DI UNO SCRITTORE: CLAUDIO CISCO

Claudio Cisco è nato a Messina dove ha sempre vissuto. Malinconico e meditativo per natura, rivela sin da piccolo in trasparenza, una sensibilità profondissima ed una straordinaria vocazione per lo scrivere. Sospinto da un innato talento e da un’incessante ispirazione artistica che si alimentano progressivamente col trascorrere del tempo e con le esperienze di vita, segue parallelamente sia la strada della poesia, sia quella della narrativa, restando fedele ad un genere che richiama allo stile romantico e triste con notevoli slanci verso l’onirico e il misterioso, sempre attentissimo e portato verso introspezioni psicologiche.
PER CONTATTARE CLAUDIO CISCO CHIAMA AL NUMERO 3313430522

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in foto: CLAUDIO CISCO “scatti d’autore”

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LIRICHE E PENSIERI di Cisco Claudioultima modifica: 2018-04-08T10:17:58+02:00da ciscoscrittore
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